Durante le riprese appariva nel suo splendore ricco di statuaria romana e arredi, e proprio per la sua importanza nel 2003 lo Stato italiano decideva di acquisirlo con una spesa pubblica di circa 6 miliardi di lire più altri 3 milioni e mezzo di euro per i primi restauri. Però prima di essere consegnati palazzo, villa e rocca sono stati spogliati di tutto dai proprietari Odescalchi e lo Stato ha acquisito un contenitore vuoto. L’interrogazione parlamentare dell’on Marzia Ferraioli di Forza Italia n. 639 del 16.02.2022 chiede chiarimenti al Ministro sulla contraddizione, da una parte la statuaria Giustiniani passata ai Torlonia nell’800 viene oggi celebrata in Campidoglio, Villa Caffarelli, con grande enfasi nelle sale dedicate 6, 7, 8, 9 mentre la porzione Giustiniani passata nell’800 agli Odescalchi è stata dispersa fatta a pezzi e commercializzata brutalmente. La genesi dei due nuclei è legata alla illustre personalità del Marchese Vincenzo Giustiniani (1564-1637), protettore di Caravaggio, alla sua attività collezionistica e vocazione al mecenatismo che contribuì alla teoria delle arti figurative alla base della grande cultura italiana barocca calpestata dagli Odescalchi e fatta letteralmente a pezzi. L’interrogazione chiede che il ministro spieghi come sia possibile che gli Odescalchi hanno sradicato tutte le statue romane e seicentesche per essere portate nelle residenze private dei castelli di Bracciano, Palo e Santa Marinella, mentre altre sono state vendute clandestinamente all’estero come l’importantissimo “Mitra tauroctono”, il “Gladiatore che uccide un leone” finito al Getty Museum mutilato del leone, testa e braccia per non essere individuato. Riconosciuto casualmente dallo studioso tedesco Rainer Vollkommer, è stato sequestrato nel 1999 e riportato in Italia. La testa ruggente del leone, appartenente allo stesso gruppo è stata staccata e venduta sul mercato antiquario riconosciuta in occasione della mostra “Archaeology&ME”, le statue più colossali sono state decapitate e le teste più commerciali vendute. Altre statue portate clandestinamente nel palazzo Odescalchi romano di Piazza Santi Apostoli e da qui vendute come molti dei capolavori pittorici finiti clandestinamente sui mercati internazionali nelle aste di New York, Londra con false provenienze per non essere individuati. Poco è stato recuperato come il celebre taccuino di disegni di Pietro da Cortona sequestrato dalla guardia di finanza a Fiumicino a seguito di un tentativo di esportazione clandestina. Il Taccuino era uno dei tanti appartenuto alla Regina Cristina di Svezia ed acquistato con tutta la sua straordinaria collezione nel ‘600 da Livio Odescalchi dispersa ed annientata dai discendenti.  L’occultamento delle raccolte Odescalchi, preclude la vigilanza sul territorio delle soprintendenze, continua ad essere il trampolino verso il traffico internazionale illecito di beni culturali senza lasciare alcuna traccia creando gravissime perdite al Paese e, nel caso del palazzo Odesaclchi di Bassano, vanificando la spesa pubblica a danni ai beni demaniali e all’ interesse pubblico a danno della cultura dell’Italia. Già in passato dal Castello Odescalchi di Santa Marinella importanti statue romane sono finite all’estero,tra le quali Dionisio e Pan, a Copenaghen; Meleagro, in marmo pario, a Cambridge, una statua attribuita a Skopas a Berlino, una testa di Athena Parthenos a Parigi. La famosa Athena Parthenos di Fidia del V sec. a.C. ed  Apollo furono salvate con il sequestro e poste al sicuro nel Museo Nazionale di Civitavecchia. La dispersione incontrollata e la dispersione delle collezioni Odescalchi crea un grave danno alla cultura capitolina e all’Italia.