I costi sono altissimi nel mercato dell’arte moderna dei pezzi pregiati
di Rosario Sprovieri
Attualmente il mercato dell’arte punta al rialzo, ma con intelligenza, rispondendo ancora una volta a una formula essenziale, qualità e rarità proposte con la giusta stima. E se in sala o al telefono ci sono molti collezionisti decisi a giocare tutto per tutto pur di accaparrarsi l’opera, le stime possono essere bruciate in pochi minuti. È il caso del bronzo del Giacometti in grandezza naturale, L’homme qui marche I del 1961, di cui esistono solo sei esemplari al mondo, oltre a quattro prove d’artista, stimata soli 12-18 milioni di sterline e aggiudicata da Sotheby’s il 3 febbraio a 65 milioni, record mondiale per l’opera più cara venduta in un’asta. Proprietaria era la Commerzbank, mentre l’acquirente è un anonimo, probabilmente russo o del Medio o Estremo Oriente. Ma le aste di febbraio di Christie’s e Sotheby’s a Londra di impressionisti, arte moderna e contemporanea hanno risultati significativi per altre firme internazionali, compresa l’arte italiana del XX secolo. Nella vendita serale di arte moderna di Christie’s del 2 febbraio (76,9 milioni di sterline di fatturato) il prezzo più alto (oltre 8,1 milioni di sterline, contro una stima di 3-4 milioni) è stato pagato da un anonimo inglese per Tête de femme del 1963 di Pablo Picasso, ovvero Jacqueline che divenne la più importante delle sue Muse e modelle. Oltre 6,4 milioni (contro una stima di 4-6 milioni) ha pagato un anonimo europeo per Espagnole del 1916 di Natalia Goncharova, record mondiale dell’artista all’asta. L’opera, custodita in una collezione svizzera dagli anni ‘80, è un significativo esempio della rara serie cubo-futurista ove emergono le due discipline, la pittura e il design teatrale, che rendono celebre questa artista. Nel giugno del 2008 la sua opera Les fleurs, realizzando 5,5 milioni di sterline, aveva stabilito il record mondiale per un’opera pittorica realizzata da una donna.
Nella vendita serale di impressionisti e di arte moderna da Sotheby’s il 3 febbraio (fatturato totale di circa 147 milioni di sterline), oltre al bronzo del Giacometti, l’altra attesissima gemma era rappresentata da uno dei più importanti paesaggi di Gustav Klimt mai apparsi prima sul mercato, Church in Cassone – Landscape with Cypresses del 1913. È l’unico esempio sopravvissuto delle sue opere raffiguranti il Lago di Garda e appartenuto all’epoca al grande magnate del ferro Viktor Zuckerkandl, aggiudicato per oltre 26,9 milioni di sterline, contro una stima di 12-18 milioni, record mondiale per un paesaggio dell’artista. Era andato perso durante il periodo nazista, riapparendo solo molti decenni dopo. Nell’opera, ove alla rarità si aggiunge l’eccezionale qualità artistica, Klimt costruisce il villaggio che si riflette nel lago attraverso un mosaico di colori accesi: l’appiattimento della superficie pittorica e l’uso di forme geometriche sovrapposte costituiscono la sua risposta al Cubismo che aveva sperimentato durante il suo viaggio a Parigi nel 1909.
Le aste di post war e arte contemporanea hanno preso il via il 10 febbraio con la vendita serale di Sotheby’s che ha fatturato 54,1 milioni. L’attesa era improntata all’ottimismo dopo i segnali positivi del novembre scorso quando un’iconica opera di Andy Warhol, 200 One Dollar Bills, aveva raggiunto da Sotheby’s a New York i 43,7 milioni di dollari. Il dato più importante è la grande partecipazione italiana interessata soprattutto alla collezione dei coniugi tedeschi Lenz formata in un periodo di 50 anni con opere dei maestri internazionali appartenenti al “Gruppo Zero”. Questo movimento europeo nato nel 1957, a cui avevano aderito gli italiani Lucio Fontana e Piero Manzoni, era caratterizzato da immagini monocromatiche ricche di spiritualità e dinamismo.
Di Lucio Fontana, un potente Concetto Spaziale New York 1962, tagli e graffiti su rame (198×98 cm) ha raddoppiato la stima realizzando 3.065.250 sterline. L’artista si era ispirato salendo in cima al Seagram Building di Manhattan, fatto di bronzo e vetro dorato, che a lui apparve «come se contenesse il sole». L’asta è stata un successo per gli artisti italiani, tra i dieci top lot quattro erano rappresentati da Fontana e uno da Piero Manzoni (un Achrome del 1958 venduto per 2.841.250 sterline). Record pure per Gianni Colombo con Strutturazione pulsante del 1960 (133 mila sterline, precedente record 43 mila), Piero Dorazio con Petit Poème de la délusion (241.250 sterline, precedente record 210 mila), Agostino Bonalumi con Bianco (223 mila sterline, precedente record 169 mila), Enrico Castellani con Untitled, Silver Surface (stima 70 / 90 mila, realizzo 493 mila, precedente record 490 mila).
Anche nell’asta dell’11 da Christie’s, con un fatturato di 39,1 milioni, l’autentica sorpresa arriva da un artista italiano, Alighiero Boetti, che con il suo Ononimo del 1973, penna biro su carta, monumentale opera in undici parti, raggiunge 1.049.250 sterline partendo da una stima di 250 / 350 mila. Un record mondiale per questo grande esponente dell’Arte Povera, ma un segnale che un vento a lui a favore lo sta consegnando a una platea internazionale di collezionisti, in vista anche dell’importante esposizione / vendita che aprirà i battenti a Parigi il 18 marzo presso la Galleria TornabuoniArte di Avenue Matignon e alle retrospettive che saranno a lui dedicate dal prossimo settembre dal Centre Pompidou di Parigi, dal Tate di Londra, dal Moma di New York. Allora si potrà dire Boetti come Fontana.