LVMH investe su talenti Italiani

LVMH investe su talenti Italiani

 

Per mestieri eccellenza 30.000 nuovi posti entro 2024 nel mondo

Il gruppo del lusso Lvmh investe sui talenti dei mestieri d’eccellenza, tra creatività, artigianato e vendita, annunciando oltre 2.000 assunzioni in Italia entro 3 anni in questi settori, e un piano a livello globale da 8.000 nuovi posti nel 2022 e 30.000 entro il 2024, dopo che nel 2021, sempre a livello mondiale, ne sono stati creati 6.000.

Lo ha detto Chantal Gaemperle, direttrice risorse umane e sinergie del gruppo, parlando oggi a Show Me al Teatro Odeon, organizzato da Lvmh per celebrare il progetto Istituto dei mestieri d’eccellenza, fondato nel 2014 e dal 2017 attivo anche in Italia : 34 programmi di formazione per 27 mestieri e 39 maison partner in 6 paesi del mondo (1400 gli apprendisti dall’anno di fondazione, di cui il 72% donne).

 

Grazie a questo progetto in Italia, dal 2017 ad oggi, sono stati formati 300 apprendisti, e nel 2022 sono attesi 80 nuovi talenti.
    “In Italia come in tutti i nostri paesi culla dei savoir-faire è urgente rendere attraenti i nostri mestieri d’eccellenza.
    Mancheranno quasi 50.000 mila professionisti in Italia nel settore moda e pelletteria, secondo i dati di Altagamma. Sempre in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è del 30%, perciò è urgente far conoscere questi mestieri – ha detto Gaemperle -.
    Dunque il gruppo Lvmh prevede oltre 2000 nuove assunzioni in Italia entro 3 anni in questi campi”. Ma il progetto riguarda tutto il mondo: il gruppo, che ha investito 4 milioni di euro in formazione nel 2020, prevede 8000 assunzioni nel 2022 e 30.000 entro il 2024 nel mondo. “Malgrado la crisi abbiamo mantenuto gli impegni, quest’anno è stato un anno record in cui abbiamo accolto 300 apprendisti nel mondo – ha continuato – ma non ci fermeremo qui, continueremo ad investire. Infatti abbiamo creato una carta per l’impegno nei mestieri di eccellenza”. Si tratta del patto We for me (Worldwide engagements for metiers d’excellence) firmato dalle 75 maison del gruppo per il lancio di una serie di iniziative, tra cui il programma Excellent, al via da quest’anno in Francia e implementato in Italia dal 2022, per sensibilizzare i più giovani e spingerli a scegliere questi mestieri. Ma anche il programma Les Virtuoses Lvmh il cui scopo è individuare i più meritevoli nella propria disciplina (finora sono stati identificati 67 talenti, di cui 17 in Italia).
    Soltanto in Italia il gruppo conta 6000 collaboratori che svolgono queste professioni di savoir-faire, divisi fra 7 Maison, 246 boutique, 30 siti di produzione locali e una rete di 5000 fornitori e appaltatori, per un totale di 100.000 persone che lavorano indirettamente su questo territorio. Tra i siti di produzione c’è anche la nuova Fendi Factory, uno stabilimento da 13.000 mq a Bagno a Ripoli, che aprirà a settembre 2022.

Valentino Balboni, l’uomo collaudatore delle Lamborghini

Valentino Balboni, l’uomo collaudatore delle Lamborghini

di Roberto Luongoù

Valentino Balboni non ha certo bisogno di presentazioni. I collaudatori non godono della stessa fama dei piloti veri e propri. Tuttavia non sono meno rispettati da tutti coloro che costituiscono e gravitano intorno a quel meraviglioso universo delle auto esotiche.

Abbiamo avuto il piacere di incontrarlo nella sede Lamborghini a Roma in via Bissolati. Valentino ci ha accolti con il suo sorriso smagliante ed è raro non vederlo sorridere. Dopo tutto, aver trascorso 40 anni guidando Lamborghini, è davvero difficile non sorridere. La sua storia d’amore con la casa di Sant’Agata comincia quando era poco più che ventenne. Per caso si trovava a passare nei pressi della fabbrica Lamborghini e, ancora per caso un uomo che scaricava da un camion delle carrozzerie di “Miura” gli chiese di aiutarlo. Da quel giorno in poi iniziò una storia d’amore con Lamborghini durata 41 anni. Esordisce come apprendista meccanico, per poi qualche anno dopo, diventare collaboratore. Era il 1973 e la sua prima auto da collaudare era una delle ultime Miura SVs costruite. Da allora  si può ben dire che Valentino Balboni di Lamborghini ne ha guidate. 
A Volerlo fortemente come collaudatore fu proprio Ferruccio Lamborghini, il patron. Di lui Valerio conserva un bellissimo ricordo. Lo descrive come una persona molto umile, di grande carisma, pieno di idee strabilianti e soprattutto con una grande voglia di fare qualcosa di diverso. 
Il sorriso Valentino non lo perde neanche quando gli si chiede quale delle tante “auto esotiche” guidate preferisce. La risposta arriva secca e decisa. La “Miura” è e sarà per sempre il suo primo amore, mentre la prediletta è senza alcun dubbio la “Countach”. Ed è proprio testando una Countach che Balboni subisce un incidente grave. L’improvvisa uscita di un camion fa sì che la Lambo guidata da Balboni si ribalti più volte terminando la corsa sul tettuccio. La Countach era distrutta, ma nessuno riportò conseguenze.

C’è stato un momento, nella sua carriera, in cui gli chiesero se avesse voluto diventare un pilota da corsa. Ma per Balboni il momento che stava vivendo con la casa di Sant’Agata era importante, ed altrettanto era il suo lavoro di sviluppo e collaudo dei veicoli. Così mantenne la decisione di continuare a concentrarsi su quello che era il suo lavoro. Decisione dimostratasi saggia. In più il collaudatore si differenziava per una qualità, la conoscenza del prodotto quindi del veicolo. Molto spesso capitava di venire chiamato per una dimostrazione, anche pratica, del veicolo all’acquirente. Ciò era voluto da Ferruccio Lamborghini non solo per l’immagine dell’azienda, ma anche perché era giusto che il cliente conoscesse le potenzialità della vettura.

Attività che Valentino Balboni porta avanti ancora oggi nonostante sia in pensione. È qualcosa che va al di là di ogni concetto di business e altresì della vera passione. Si tratta del puro piacere di fare qualcosa per Lamborghini. La sua vita è stata sempre collegata a Lamborghini, per Lamborghini. Nonostante siano trascorsi 50 anni, Valentino è come se vivesse ancora quel fatidico primo giorno. Per nessuna ragione cambierebbe marchio. Ancora oggi Balboni è convinto che Lamborghini conservi il suo carattere e la sua personalità. È quello che viene chiamato “DNA”.  Il suo è entusiasmo genuino per la casa di Sant’Agata ed è proprio ciò a spingerlo nel continuo “fare” per Lamborghini. 
Parlando del futuro, trova di buon auspicio la realizzazione da parte del brand di un SUV. “Un’auto del genere spinta da un 12 cilindri è qualcosa di veramente eccitante da guidare!”. L’unico rimpianto riguarda il fatto che le auto moderne stiano perdendo pian piano il piacere del cambio manuale. Guidare un’auto sportiva con un cambio manuale, rende tutto ancora più eccitante. 
Infine quando gli chiediamo che auto guida oggi, senza dubbi risponde quella che Lamborghini gli ha dedicato. La Gallardo LP 550-2. Oltre a portare il suo nome, tale vettura segna anche il ritorno alle origini del marchio poiché riprende la trazione posteriore. La leggenda ha dato vita ad un altra leggenda.

Un’esperienza di un viaggio nel lusso a Dubai

Un’esperienza di un viaggio nel lusso a Dubai

di Giuseppe De Pietro

 

Negli Emirati Arabi per immergersi nel lusso e nella frenesia di Dubai. In un viaggio all’insegna del divertimento e dello sfarzo dell’eclettica Dubai. Lasciati sorprendere dalla vista mozzafiato che solo a bordo di un elicottero si può ammirare, concediti il lusso di una cena a largo della baia di Dubai e vivi tutto il meglio che questa metropoli può offrire.

Dubai con tanti grattacieli incastonata tra il deserto infinito e le acque del Golfo Persico, Dubai è diventata una delle destinazioni più ambite per le vacanze negli ultimi anni.

Dubai è una città da sogno ultramoderno che attrae turisti da tutto il mondo. Un luogo costruito praticamente per ridefinire il lusso alle sue condizioni.

Non possiamo dire che questa città sia alla portata di tutti, ma è indiscutibile ormai che se vuoi vivere esperienze esclusive.

Le celebrità internazionali arrivano per brevi visite nel fine settimana solo per pranzare al Burj Al Arab o per lo shopping nei centri commerciali super-chic di Dubai.

Insieme a loro tante persone comuni cercano di emulare lo stile di vita high class, ma spesso devono accontentarsi solo di scattare foto con i magnifici grattacieli alle spalle.

Se stai pensando a una vacanza a Dubai fuori dal comune, ecco alcune esperienze esclusive che ti faranno assaggiare il vero gusto del lusso, quello riservato solo a chi può scegliere il meglio

Dubai dalle esperienze esclusive che pensa sempre in grande, con il più alto, il più grande, il più appariscente. Quando si tratta di Dubai, inizi ad aspettarti tutto il lusso: yacht, hotel, resort, safari: lusso di alto livello in quasi tutto.

Una volta nella vita si possono fare esperienze nel lusso. Dove tutto è scintillante nella città dell’oro, ha molte esperienze esclusive da offrirti, quelle che ti faranno desiderare di tornare più e più volte per aggiungerne altre alla tua lista.

Magari una crociera in yacht? E di una cucina raffinata nel ristorante più alto del mondo? O forse ti tenta un safari a bordo di un’auto sportiva? Qualsiasi cosa desideri, Dubai ce l’ha.

Dubai lo assapori giù in volo. Una luxury experience comincia già dalla partenza. Qual è l’esperienza più lussuosa che puoi vivere in rotta per Dubai? Ovviamente volare verso gli Emirati, con il servizio Emirates First Class.

In prima classe hai una mini suite volante a tua disposizione, ognuna con un minibar personale, un tavolo, un armadio, uno specchio e un’illuminazione ambientale regolabile.

Non è tutto. I portalampada sono dipinti in oro, che proietta un bel colore tutt’intorno. Un divano estremamente comodo e un grande schermo con film e canali TV e Wi-Fi a bordo completano l’elenco. Hai mai viaggiato in questo modo?

Una crociera su uno yacht privato nel Golfo Persico con un maggiordomo sempre presente, un frigorifero pieno di snack e bevande rinfrescanti e un intero equipaggio pronto a soddisfare ogni tua esigenza. Aggiungi a tutto questo un pranzo a cinque stelle cucinato e servito su piatti dorati.

Pensi che possa fare al caso tuo? Si tratta di un sogno cinematografico in stile hollywoodiano trasformato in realtà per la maggior parte delle persone, ma a Dubai è possibile realizzarlo.

Navigherai dolcemente lungo la Marina di Dubai e la costa, fermandoti in ogni posto che desideri. Lo yacht è tuo per l’intera crociera, quindi puoi fermarti ovunque, scattare tutte le foto che vuoi e sentirti uno sceicco per un’ora o due.

Ecco un’esperienza di lusso imbattibile per te a Dubai. Una safari nel deserto. Non si tratta di un normale safari nel deserto, ma qualcosa che va oltre.

Il viaggio nel deserto non è lungo ma può essere stressante.

Non se arrivi a bordo di una Bentley, completa di ogni possibile struttura di lusso che puoi immaginare. Finestre oscurate, aria condizionata, soffitti a specchio, drink e snack bar, sofisticate apparecchiature audio e video, videogiochi e CD musicali, DVD e molto altro ancora. Vieni prelevato e portato al tuohotel nel meglio dello stile, proprio come uno sceicco.

Ma se ti infastidisce il traffico per i 45 minuti necessari per raggiungere il deserto, c’è ancora un’altra opzione: scegli semplicemente un trasferimento in elicottero!

All’arrivo, c’è intrattenimento personalizzato con recital e musica cantata da un vero cantante d’opera, danza del ventre e altro ancora. Una lussuosa cena a 5 stelle concluderà la tua giornata, mentre sei comodamente seduto nel grembo del lusso.

Anche il Burj Al Arab è un esperienza una volta nella vita nel famoso hotel a forma di vela che riposa sulla propria isola, collegata alle isole Palm Jumeirah da una striscia di terra. Quando entri, attraversi l’affascinante atrio dorato, completo di scala mobile e una fontana scintillante.

La Deluxe Suite ha la sua sala da pranzo privata, un bar privato e una cucina in cui il personale altamente qualificato preparerà la cena per te che sarà servita, ovviamente, da un maggiordomo personale! Un soggiorno di una sola notte in una suite al 25° piano ti costerà 24.000 dollari. C’è qualcosa di più lussuoso?

Se preferisci, puoi cenare al ristorante di pesce con l’ingresso a forma di conchiglia: Al Mahara. Qui i commensali siedono circondati dall’acquario sferico che va dal pavimento al soffitto, ammirando squali, razze e adorabili piante acquatiche.

Come privarsi di una cena al Burj Al Arab è il massimo del lusso, una cena privata sull’eliporto dell’hotel è letteralmente il non plus ultra.

Per permettersi una cena privata sul famoso eliporto bisogna fare davvero uno sforzo economico non indifferente, tanto che l’esperienza è diventata un’icona della creatività e del lusso innovativo di Dubai.

L’eliporto del Burj Al Arab è enorme, infatti su di esso si è svolta la famosa partita di tennis Agassi vs Federer nel 2011. Parliamo di un ambiente esclusivo e molto amato dagli sceicchi per tante ricorrenze.

Qual è l’importo massimo che hai pagato per una pallina di gelato? Un paio di euro, forse tre? A Dubai puoi trovare il gelato più costoso del mondo, qualcosa da leccare e assaporare finché durerà. Per AED 3000 una pallina, il gelato più costoso del mondo è al gusto della vaniglia del Madagascar con Black Diamond.

Cosa c’è di strano? Ti chiederai. Qui arriva la parte costosa: la tua pallina di gelato è guarnita con fette di tartufo nero italiano e fili di zafferano iraniano. Sopra a tutto ciò c’è una spolverata di foglia d’oro commestibile a 23 carati. Il prodotto finale viene servito su un delizioso piatto Versace decorato con foglie d’oro.

La nostra lista di esperienze di lusso a Dubai non è che un semplice graffio sulla superficie di ciò che Dubai ha da offrire in termini di lusso.

Ovunque tu vada, troverai un’eccellente ospitalità araba unita a un servizio di prima classe.

Ogni edificio, ogni struttura è realizzata nel modo più ardentemente lussuoso. A Dubai, l’aria stessa parla di lusso.

 

https://www.dubaitraveltourism.com

https://www.emirates.com/it/italian/

L’amore per i cavalli

L’amore per i cavalli

di Romina Simonetti

“La mia passione per i cavalli è nata undici anni fa in cui mi hanno portato in un maneggio. Da quel giorno queste nobili creature sono diventate una costante nei miei pensieri e nella mia vita.
I miei genitori, dopo quell’avventura, hanno iniziato a portarmi nei week-end in qualche maneggio nei dintorni di Torino per farmi fare dei piccoli giri, convinti che quelle mie richieste “dell’andare dai cavalli” sarebbero state solo un capriccio passeggero.
Ad un certo punto, dopo qualche anno, cominciai a desiderare un cavallo tutto mio e i miei genitori mi presero “Maja” una cavallina che adoro: era un incrocio tra un arabo e un avelignese e con lei mi sono divertita molto proprio per la sua vivacità ed intelligenza.
Così me la fecero provare e da quel giorno capii che sarebbe stato mia. I miei genitori infatti me la regalarono per il mio compleanno augurandomi giorni felici in sua compagnia.
Lei non era mai stata con altri cavalli in maneggio e appena gli si avvicinavano li calciava o si mostrava aggressiva nei loro confronti, procurando a volte anche piccoli incidenti ai cavalli e ai cavalieri, così la mia istruttrice disse che si doveva fare qualcosa e aggiunse che ci avrebbe pensato lei. Dopo uqualche settimana, quando ritornai da “Maja” aprii la porta del box notai con sorpresa che contentezza mi venne subito incontro.
Da lì cominciò il mio cammino verso una nuova strada, presto, mi resi conto sarebbe stata piena di ostacoli e dure prove da superare in quanto ero l’unica ragazza in maneggio. Una ragazza, con una cavalla difficile, circondata da un mondo differente. Per fortuna però a questa ragazza non mancava la passione e le ambizioni crescevano e si rafforzavano sempre di più ad ogni nuova soddisfazione.
Oggi finalmente possiamo giocare insieme con l’unica regola che non ci sono regole. Lei è cambiato tantissimo. Ora la cavalla che ho sempre sognato! Mi dispiace molto di non aver fatto queste scelte prima “Maja” ha un cuore grande e riesce a perdonarmi tutto anche se tante volte non merito il suo perdono.
Siamo cresciuti insieme, ora ce l’ho da circa 8 anni ed è diventata parte di me. E’ un ottima maestra e io cerco di fare il possibile per essere una buona allieva. La monto tranquillamente in capezza, in collare, a pelo senza niente e faccio cose che ho sempre sognato di fare e che non avrei mai immaginato”.

Pagani e le sue auto solo per chi le sogna

Pagani e le sue auto solo per chi le sogna

di Roberto Luongo

C’è un’azienda a San Cesario sul Panaro, di cui conoscerete certo il nome, è la Pagani, l’azienda nata dal sogno di un uomo nato in Argentina, ma con l’Italia dei suoi avi nel sangue e che un bel giorno ha deciso che avrebbe costruito automobili da sogno – e che lo avrebbe fatto in Italia.

La nascita della casa automobilistica coincide con quella di Horacio Pagani, argentino di origini italiane (il nonno paterno era piemontese) che nel 1982 prende la via di ritorno, direzione Modena, su consiglio dell’idolo di gioventù Juan Manuel Fangio. La gavetta passa per l’assunzione alla Lamborghini con qualifica di operaio metalmeccanico di terzo livello, l’affinamento delle proprie competenze per il lavoro nei team di progettazione della Countach Anniversary, della Diablo e della mai nata erede della Jalpa, rimasta alla sigla P140: prima come dipendente e poi come collaboratore esterno, dopo avere fondato nel 1988 la Pagani Composite Research.

Verso la fine degli anni ottanta, Pagani fa circolare i primi disegni di una granturismo, che vorrebbe chiamare Fangio F1 (il nome interno è C8): nel 1992 il primo prototipo è pronto, e i buoni uffici della leggenda Fangio presso la Mercedes assicurano a Pagani la fornitura di motori AMG. Nel 1995 il cinque volte iridato Juan Manuel Fangio muore, e Pagani per rispetto cambia il nome alla propria vettura, che ancora deve essere presentata: diventa così Zonda, un vento delle Ande secco e polveroso, simile al foehn delle nostre Alpi. La Zonda vede la luce al Salone di Ginevra del 1999: le linee ricordano le Gruppo C della stessa AMG; il motore è un 6.0 V12 che, nel 2000, con la versione S, diventa prima un 7.0 e poi un 7.3, con 558 CV di potenza. Le varie evoluzioni della Zonda portano a una potenza massima di 650 CV, e alla costruzione in circa 80 esemplari con carrozzeria coupé o roadster. La sua erede, la Huayra, è il modello che traghetta la casa modenese fino ai giorni nostri.

Trattasi di auto per veri e propri intenditori, anche se, essere intenditori della Pagani auto, non basta per possederne una: stiamo parlando di un marchio a dir poco prestigioso del panorama automotive mondiale. La Pagani fa infatti rima con super car: la sua fortuna la si deve al suo fondatore Horacio. Inoltre, va detto, l’avere avuto i natali in territorio modenese ha aiutato l’azienda a diventare il simbolo, il mito, che è oggi. E pensare che il “papà” della Pagani nasce in Argentina e solo in un secondo tempo arriva in Italia, e – appunto – a Modena.

Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire qualche cosa di più di questa casa automobilistica italiana Siamo negli anni ’90 – dunque quasi “ieri” – quando Horacio Pagani, argentino di origini italiane ma trapiantato in territorio modenese, fonda la Pagani Automobili, una Casa automobilistica il cui core business sono le supercar di lusso. L’indirizzo è San Cesario sul Pagano, naturalmente in provincia di Modena, culla di tanto genio nel settore della meccanica. Ma prima di entrare nel merito della Pagani, un cenno alla biografia di Horacio Pagani, suo fondatore nonché proprietario, è d’obbligo. Non si può infatti prescindere dalla sua storia, per raccontare quella della Pagani.

Horacio Pagani nasce nel 1955 in Argentina, nei pressi di Santa Fe, e lì trascorre la sua infanzia: è figlio di un immigrato italiano di origini lombarde. Come è giusto che sia quando si parla di personaggi della sua taratura, appare quasi superfluo raccontare che fin da subito il piccolo Pagani dimostra il suo amore innato per tutto quanto ha un motore, in primis auto e moto.

Nel 1982 arriva in Italia e infatti, ancor prima della maggiore età, Horacio si cimenta in una prima avventura imprenditoriale. Da quel momento non smetterà mai di dedicarsi al mondo automobilistico: in particolare, impara a lavorare la fibra di vetro e per questo motivo viene notato dalla Renault: in poco tempo è nel team. Un’esperienza importante, che gli lascia una bella eredità: Horacio è in grado di progettare e realizzare auto leggere.

A Modena ci arriva perchè a un certo punto conosce Guido Alfieri, all’epoca ingegnere capo della Lamborghini. E infatti, dopo Renault, la carriera di Pagani prosegue proprio in Lamborghini. Un marchio certamente prestigioso, che però non dà a Pagani la soddisfazione ricercata: le mansioni non sono quelle che si aspetta. Decide quindi di lasciare Lamborghini per aprire un’attività tutta sua.

Naturalmente muove piccoli ma decisivi passi: prima si fa strada sul territorio, al servizio dei locali, per poi aprirsi al mondo e diventare la casa automobilistica nota a tutti. Pagani e “la” Pagani puntano principalmente sui materiali leggeri: l’argentino sa che alleggerire il peso dell’auto è il primo passo verso il successo. In modo particolare, Pagani è innamorato della fibra di carbonio. Questo amore gli costa: è ancora in Lamborghini quando decide di fare un investimento che lo farà svoltare.

Per acquistare l’attrezzatura idonea a lavorare la fibra di carbonio, deve mettere una sorta di ipoteca sulla propria casa. I frutti dell’investimento non tardano ad arrivare: alla fine degli anni Ottanta, dalla collaborazione tra Pagani e Lamborghini nasce la Countach.

E’ il 1988 quando Pagani inizia a lavora al cosiddetto Progetto C8, ossia la realizzazione di una auto interamente in fibra di carbonio e la Pagani vede la luce. Ma la Lamborghini non è più la “vecchia” Lamborghini, nel frattempo è diventata proprietà della Chrysler. La quale, del progetto C8, non è convinta. Horacio decide quindi di fondare la Pagani Automobili SpA e di lasciare la Lamborghini, per dare spazio al suo progetto.

E’ il 1993 quando nasce il primo prototipo interamente in fibra di carbonio. Nel 1999, a Ginevra, in occasione del Salone dell’Auto, ha luogo il debutto della prima auto in fibra di carbonio firmata Pagani: si tratta della Zonda C12. A tal proposito, va detta una curiosità: la Zonda C12 non avrebbe dovuto chiamarsi così, ma furono gli eventi dell’epoca a far cambiare il nome inizialmente prescelto.

Sebbene le automobili siano state forse il primo e il più grande amore per Horacio Pagani, ciò non gli ha impedito di sposarsi con Cristina e di mettere su famiglia, Frutto del matrimonio sono infatti due figli, Leonardo Ezequiel e Christopher. Quella di Pagani è un’impresa che inorgoglisce l’Italia, tanto che nel 2018 li è stata conferita la Laurea Magistrale Honoris Causa in Ingegneria del Veicolo dall’Università di Modena e Reggio Emilia.

La Pagani è infatti una sorta di punto di riferimento, un mito, qualcosa da premiare e da far visitare. Infatti, negli anni ha fatto parecchi proseliti, tanto che a San Cesario sul Panaro sempre in territorio modenese e precisamente in via dell’Industria ha luogo da circa un paio di anni – il Museo Horacio Pagani che ospita le sue creazioni.

Il museo può essere visitato quotidianamente secondo orari prestabiliti: ci si può andare liberamente o, ancora meglio, per accrescere la propria esperienza, si può prenotare insieme alla visita della fabbrica. Naturalmente visitando l’esposizione si possono ripercorre tutti i punti salienti della carriera di Horacio, perchè sono esposti tutti i veicoli che hanno fatto la storia della sua carriera e, quindi, la storia della Pagani.