5 hotel di lusso sul mare amati dalle star

5 hotel di lusso sul mare amati dalle star

Da Portofino a Capri, passando per Positano e Cefalù: le mete italiane preferite dalle celeb per vacanze all’insegna dell’esclusività, rigorosamente vista mare

DI FRANCO GUALTIERI

Capri Palace

Benvenuto su Egoista, il magazine per chi ama viaggiare nel lusso. Parti con noi in giro per il mondo: i nostri esperti esplorano le destinazioni e gli alberghi più amate e ne svelano tutti i segreti, dalle attrazioni da non perdere agli angoli più nascosti, dalle tradizioni locali alle esperienze gastronomiche gourmet.… Quale sarà la tua prossima avventura?

Gli hotel più amati dalle star di Hollywood? Si trovano in Italia, sparsi tra le località di mare più iconiche della penisola, da Portofino a Capri, fino a Positano e Cefalù. Ne abbiamo selezionati cinque, che vi raccontiamo qui nel caso voleste programmare un favoloso weekend a cinque stelle, tra panorami mozzafiato, ristoranti gourmet e, naturalmente, un servizio deluxe.

 

Splendido Belmondo Hotel

Splendido Belmondo Hotel

Originariamente un monastero del XVI secolo, oggi Belmond Splendido è uno degli alberghi più iconici di Portofino, considerato l’indirizzo d’elezione per un soggiorno in puro stile Dolce Vita sulla Riviera di Levante. Qui Richard Burton ed Elizabeth Taylor sono stati ospiti abituali, e oggi immergersi nella storia e nel glamour di questo hotel cult italiano è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita. In occasione della riapertura del 19 giugno, l’hotel propone un nuovo tour letterario, in barca, sulle orme dei numerosi intellettuali – da Petrarca a Montale passando per Percy Bysshe Shelley, Goethe, Lord Byron e Gabriele D’Annunzio – che nei secoli rimasero affascinati dall’ultimo tratto della costa spezzina, tanto da fargli attribuire il nome di Golfo dei Poeti. A rendere il soggiorno ancor più indimenticabile si aggiungono le raffinate specialità del ristorante La Terrazza, il centro benessere e la piscina con incantevole vista sul Mar Ligure.

 

Le Sirenuse

Ad Anacapri, il punto più alto dell’isola di Capri, da cui è possibile ammirare tutto il golfo di Napoli, sorge uno degli hotel più amati dal jet set internazionale. Stiamo parlando del Capri Palace, dove arte e ospitalità sono dolcemente assimilati, dove classico e contemporaneo si mescolano, con elegante disinvoltura, dando vita a camere dedicate ad artisti o attori celeberrimi. E non è un caso: da Jackie O fino a Sophia Loren, Audrey Hepburn e Grace Kelly, questo tempio dell’ospitalità a cinque stelle ha accolto tra le sue raffinate suite star del cinema, principesse e First Lady, e si conferma, ancora oggi, l’indirizzo must per chi cerca privacy, eleganza e unicità. Anche l’eccellenza gastronomica italiana trova ampio spazio grazie ai due ristoranti stellati, L’Olivo e Il Riccio, mentre l’attenzione al benessere si traduce nel metodo esclusivo del Prof. Francesco Canonaco che dirige la Capri Beauty Farm. Capri Palace, pronti per un weekend da sogno?

Le Sirenuse

 

Da quando la famiglia Sersale nel 1951 decise di trasformare la casa al mare in un piccolo albergo di charme, questo hotel affacciato sulla baia di Positano ha conquistato il cuore di tutti, star di Hollywood comprese. Proprio qui, infatti, Reese Witherspoon e Jim Toth scelsero di passare la luna di miele, ma anche Sienna Miller e Anne Hathaway hanno alloggiato qui. Dopotutto, il fascino de Le Sirenuse è innegabile: dalla vista spettacolare sul mare agli arredi classici, tra soffitti a volta e i pavimenti di mattonelle di Vietri fatte a mano, fino alle cene romantiche del ristorante La Sponda, illuminato ogni sera da 400 candele, tutto qui è rifinito nei minimi dettagli. In occasione della riapertura del 2 luglio, inoltre, il bar dell’hotel, ribattezzato Don’t Worry in omaggio al neon dell’artista Martin Creed, si trasforma nel nuovo hot spot che si aggiunge all’Aldo’s Cocktail Bar & Seafood Grill, inaugurato lo scorso anno, e all’elegante ritrovo per l’aperitivo Franco’s Bar.

 

La Masseria San Domenico

È la Masseria per antonomasia, quella che ha coniato nell’immaginario collettivo l’idea del resort di campagna in Puglia che oggi tutto il mondo mondo ci invidia. Stiamo parlando della Masseria San Domenico, l’esclusivo hotel 5 stelle che dal 1996 accoglie i suoi ospiti tra ettari di uliveti secolari, in una maestosa torre di avvistamento del XV secolo incastonata tra le coste rocciose del mar Adriatico e i pendii sinuosi della Valle d’Itria. In questa oasi di pace fatta di colline verdi, muretti a secco di pietra calcarea, vigneti e sentieri di campagna hanno trovato rifugio anche attori del calibro di Sean Connery e Harvey Keitel. Non c’è da stupirsi: grazie alla dependance San Domenico a Mare è possibile dormire “pied dans l’eau”, per poi lasciarsi tentare dalle ricette della tradizione marinara locale proposte dal ristorante La Nassa, godere dei favolosi trattamenti di talassoterapia o concedersi una partita nel campo da golf a 18 buche, tutte vista mare.

Valentino è tornato a Roma come negli anni ‘90

Valentino è tornato a Roma come negli anni ‘90

Lo show fashion di Valentino riporta l’alta moda sulle scale di Piazza di Spagna con uno show spettacolare ed emotivo.

di Franco Gualtieri

«La donna Valentino!». Il frame, che in questi giorni è rimbalzato ovunque sui social, viene da Donna sotto le stelle, un programma che nel 1992 andava in onda su Rai1 e che, pur con lo stile roboante della tv di quegli anni, dal 1986 dava uno spazio in prima serata alle collezioni di alta moda, cosa mai più successa nella tv italiana. Dal 1993, con il passaggio su Canale5, Donna sotto le stelle si aprirà anche al prêt-à-porter, fino alla definitiva chiusura nel 2003. I video sgranati di quelle serate, e le sfilate che si sono svolte sulla scalinata di Trinità dei Monti in Piazza di Spagna, nel centro turistico di Roma, sono piccoli grandi vezzi per gli appassionati, ricordi registrati di un’epoca che in molti non abbiamo vissuto, ma che abbiamo visto passare in replica sulle nostre tv.

 

 

 

   Tra il partere di Donna sotto le stelle – o meglio, dietro le transenne – c’era anche Pierpaolo Piccioli, quando ancora era uno studente e quando ancora l’idea che un giorno potesse trovarsi alla guida di Valentino era solo nella sua testa. Invece in quel marchio Piccioli ci passerà ventitré anni della sua vita, gli ultimi sei dei quali alla direzione creativa, anni in cui ha riscritto moltissime volte il significato di Valentino: prima nella sua testa, appunto, e poi nell’immaginario collettivo. Così venerdì 8 luglio Valentino, le storie che si porta dietro e quelle che vuole ancora raccontare, è tornato a sfilare su quella scalinata mitologica, con uno show che ha riportato la moda in una città che di moda è anche vissuta, ma che sembra essersene dimenticata. I 102 look che si sono succeduti con studiata lentezza, accompagnati dalla voce limpida di Labrinth, sulla lunghissima passerella naturale che è Roma, erano il compendio di quello che Valentino è per Piccioli, ma anche un po’ per chiunque abbia reclamato un pezzo di questo marchio storico. C’era infatti il rosso, c’erano il bianco e il nero, c’erano le cappe fluide e i lampi fluo distribuiti su gonne, giacche e soprabiti, c’era il Pink della collezione Autunno Inverno 2022, c’erano modelle di tutte le taglie e provenienza, c’erano le tante forme che la moda di Piccioli può prendere: abito fluido che abbraccia il corpo, copricapo di piume che ingigantisce la silhouette, maschera glitterata che confonde i connotati.

La “donna Valentino”, nel 2022, è molto diversa da quella che nel 1992 vedevamo passare sulle nostre tv, ma anche da molta couture che abbiamo visto in questi giorni. Se infatti un buon numero di marchi di alta moda, per motivi che hanno molto a che fare con l’economia post Covid, hanno cementificato il loro immaginario conservatore (basta pensare a Chanel), Pierpaolo Piccioli continua invece a mantenere Valentino in perenne tensione, nella costante ricerca della bellezza e delle sue molteplici forme. Si tratta di abiti per loro natura elitari, certo, come ha dimostrato la passerella finale di tutto l’atelier: per crearli ci vogliono tante persone e tanto talento, conoscenza, ci vuole infine capacità immaginifica di superare i limiti della tridimensionalità, visto che «l’ artigianalità dell’alta moda cita la pratica artistica, anche senza volersi identificare con essa», come ha scritto Piccioli nella lettera che accompagnava le note dello show. Ma sono anche abiti che, da Trinità dei Monti all’atelier di Piazza Mignanelli, possono regalare un momento di bellezza per tutti, compresi gli studenti che erano presenti alla sfilata e che Piccioli ha voluto apposta portare al di qua delle transenne. Perché chissà cosa c’è nelle loro, di teste.

Domenico Dolce e Stefano Gabbana

Domenico Dolce e Stefano Gabbana

di Giuseppe De Pietro

at their home in milano, 2001

Domenico Dolce e Stefano Gabbana: “Scontriamo continuamente, amichevolmente, sulle nostre idee” Domenico Dolce e Stefano Gabbana sono stati scelti come famiglia di lavoratori 35 anni fa. Insieme, tra alti e bassi, hanno costruito uno storico impero tessile basato sulle loro radici e tradizioni. Abbiamo parlato con loro e abbiamo ritratto la modella Marta Ortiz interpretando le icone della maison italiana per le strade di Madrid. Sembra ieri che io e Domenico abbiamo iniziato. I primi anni sono stati devastanti, in ufficio sette giorni su sette, non uno libero. Abbiamo condiviso un obiettivo e l’entusiasmo che da sempre mettiamo nel nostro lavoro e che ci ha portato qui”, racconta Stefano Gabbana (Milano, 1962) guardando indietro [perché, sì, c’è ancora spazio per qualche festa in questo 2020] i suoi 35 anni d’amore creativo con l’anima gemella Domenico Dolce (Palermo, 1958).

La metà migliore del suo lavoro, un rapporto professionale –come ce ne sono stati pochi nella moda– che rimane forte e più sano che mai, nonostante i tanti disaccordi che, come ogni coppia, hanno dovuto affrontare. La sua storia è nota a tutti: un giorno del 1981 Domenico riesce a rispondere alla chiamata di Stefano chiedendo un lavoro come assistente nello studio del designer Giorgio Correggiari. È entrato, ovviamente. E quattro anni dopo stavano mettendo in scena il loro primo spettacolo come Dolce & Gabbana con una Milano nel suo periodo di massimo splendore come sfondo, assetata di nuove idee. Domenico ha ereditato il gusto per la sartoria dalla sua famiglia e Stefano, che aveva studiato grafica, ha completato il suo mestiere. Un ripieno perfetto non esente da discussioni che, si dice, sono quelle che alla fine portano ai migliori progetti: “Ci piace discutere!”, scherza Stefano. “Ci confrontiamo continuamente, amichevolmente, sulle nostre idee. A me piacciono alcune cose, a lui piacciono altre”. Come nelle migliori famiglie, vai. E il suo non sarebbe stato inferiore. “Ma l’importante è trovare sempre un equilibrio, una soluzione che ci renda felici entrambi. Durante il confinamento abbiamo discusso molto. È normale avere opinioni diverse! Siamo due facce della stessa medaglia”, dice Domenico.

Cosa c’è di più allegro e spensierato delle luminarie in una sera d’estate? Parte da qui, dalle mille luci colorate di una festa italiana, la collezione ‘Light therapy’ di Dolce e Gabbana, che sfila a Milano dopo due edizioni digitali. Ed è una festa, per gli stilisti, tornare a proporre le loro creazioni su una passerella tutta scintillante proprio di luminarie, per dare “un messaggio di allegria e spensieratezza in uscita – raccontano – da questo lungo tormentone”. Ed è un invito a uscire, a divertirsi, anche la collezione per la prossima estate, dove le luci si traducono in ricami di cristalli coloratissimi, che formano ancora motivi di luminarie sugli smoking, i jeans, i blazer, i bomber, i pull e i pantaloni.
Quando stavano disegnando la collezione, un trionfo di broccati, gessati, pizzi, paillettes e pennellate di colore – raccontano gli stilisti – hanno pensato che il lavoro di oggi ricordava loro quello del 2000, quando in opposizione ad anni di minimalismo proposero “una collezione donna massimalista che ebbe un gran successo”.
E ora, per quei giovani nati dopo l’anno 2000, Dolce e Gabbana tornano a proporre “quel momento di ricchezza, apertura ed edonismo” che aveva David Beckham come pioniere e icona dell’edonismo maschile. Allora “si andava nei locali, si usciva, si viveva fuori” ed è l’invito che fanno ai giovani ora: “volevamo far uscire la gente dai social” raccontano, spiegando che “quel che rimarrà del covid è l’isolamento sociale, che porta alla depressione, perché non si ha il coraggio di affrontare la vita, con le sue emozioni”. Il messaggio è: aprirsi! e lo dicono chiaramente le camicie che lasciano vedere il busto “non da playboy, ma proprio con quell’idea lì: apriti, affronta la vita, divertiti”. 

In questo c’è anche il ritorno alla sensualità: “c’è molto testosterone – ammettono – ed è una cosa normale”. E se negli anni 2000, citati nelle T-shirt bianche con la scritta ‘2000 fashion moment’, l’idolo era David Beckham, ora i modelli sono i giocatori della nazionale di calcio azzurra: “belli, giovani e aitanti”. E soprattutto italiani, perché la collezione non è solo “un inno alla vita, all’aggregazione” ma anche all’Italia. Ed ecco le tute sportive tricolore, i completi canottiera e shorts in raso di seta sempre nei toni della bandiera, portati con tanto di corona. A indossare le nuove creazioni, 95 ragazzi, “l’80% italiani e multietnici, uno con la corona è di colore e – raccontano – è italianissimo, è una bella generazione”. Sono giovani che hanno la fluidità nel dna, “non hanno barriere come noi, hanno un modo diverso di essere sicuri di sé, noi abbiamo troppi preconcetti nel giudicare, loro non pensano invece a giustificarsi”. Se per i ragazzi mettersi lo smalto è assolutamente normale, la cronaca racconta che c’è ancora chi viene bullizzato e picchiato per questa scelta.
“Rimaniamo sbigottiti – commentano gli stilisti – che succedano ancora queste cose, l’intolleranza purtroppo è ovunque, noi facevamo queste cose già nel ’94 e all’epoca abbiamo ricevuto insulti e censure per una campagna con un ragazzo con lo smalto”. Ora quei ragazzi fluidi e senza preconcetti sono ovunque, ed è per loro questa collezione, con cui Dolce e Gabbana festeggiano il ritorno live perché “una sfilata digitale è come uno spaghetto congelato e la moda è emozione e condivisione, un modo per stare e – concludono – ricominciare insieme”.

Case dei Vip: dove vivono le nostre star a Roma?

Case dei Vip: dove vivono le nostre star a Roma?

di Roberto Luongo

Roma 04/02/2015 Terme di Caracalla – Casa Alberto Sordi. Foto Pasquale Carbone / GMT

Ville con giardino, appartamenti e attici di lusso. Sempre più vip nostrani scelgono la città eterna come dimora fissa.

Lo sapevate che a Los Angeles esistono dei veri e propri tour panoramici per vedere dove vivono le star di Hollywood? Attraversare le strade di Beverly Hills e Bel-Air, comodamente seduti a bordo di minibus scoperti, per ammirare (da lontano) le case dei vip, celebrità del calibro di Jennifer Lopez, Orlando Bloom, Richard Gere, Katy Perry e molti altri ancora.

Nel Belpaese non esisteranno tour del genere, ma anche i protagonisti dei tabloid nostrani, vivono in ville di lusso e quartieri “in”.

Le città più gettonate sono sicuramente a Roma, città eterna e sede degli studi televisivi di Cinecittà, e Milano, da sempre capitale mondiale della moda e del design.

Siete curiosi di sapere dove abitano i vip di Roma? Ville da sogno e attici moderni, tra Colosseo e Pantheon, piazze storiche e palazzi settecenteschi.

Ecco il nostro tour attraverso le case più belle di celebrities, calciatori e volti della tv italiani.

Case vip Olgiata: un enorme parco chiuso nella periferia di Roma

Tanti sono i vip che hanno deciso di traslocare nel quartiere Olgiata: un quartiere immerso nel verde e con locali esclusivi.

Olgiata è uno dei quartieri residenziali più esclusivi di Roma. Nella periferia a nord della capitale, ville a schiera, appartamenti su due piani e attici di lusso immersi nel verde.

Al contrario di quanto si possa pensare, oltre a parchi e aria pulita, la zona offre una vasta offerta di attività che tutti i vip amano, tra lounge bar e golf club riservati ai soli soci. Quali sono le case dei vip all’Olgiata? La maggior parte delle ville di lusso appartengono a calciatori: ne troviamo ben 12, che giocano per lo più nella Lazio.

Tanti imprenditori scelgono di vivere in questo quartiere, come ad esempio Benetton e Angelucci.

Una delle case più belle dei vip? Quella del cantante napoletano Gigi D’alessio. Una villa strepitosa su tre piani, soprannominata Amorilandia: all’esterno un enorme parco e una piscina con scivoli e vasche idromassaggio, mentre l’interno è caratterizzato da ampie vetrate e una predominanza del colore bianco.

Case dei vip italiani: Parioli e Flaminio i quartieri più “in”

Il Lungotevere è sicuramente uno dei luoghi più suggestivi di Roma. Proprio perquesto molti vip risiedono nei suoi dintorni.

Quello dei Monti Parioli è; identificato come il quartiere chic di Roma per eccellenza. Ha sempre ospitato una popolazione di ceto alto, e lo si nota subito dalle lussuose abitazioni con splendidi giardini. Anche la vita notturna è molto movimentata, essendo una zona universitaria.
Quali sono i vip che vivono ai Parioli? Elisa Isoardi, conduttrice televisiva e ormai ex compagna del politico Matteo Salvini, nel suo elegante attico con terrazza, oltre che Luca Cordero di Montezemolo e Massimo Giletti.
Dove abita Paolo Bonolis a Roma? Presso il Lungo Tevere Flaminio. La villa di Paolo Bonolis, dove vive con la moglie Sonia Bruganelli e i loro 5 figli, è una delle case dei vip di lusso più spettacolari. Nella stessa zona vivono Fiorello e Amadeus.
È in zona Flaminio anche la casa di Alessia Marcuzzi, un appartamento molto glamour e vivace, come il carattere della presentatrice. La casa è molto grande e gli spazi ampi sono l’ideale per ospitare la famiglia allargata della vip.

Dove abitano i vip di Roma: Rione Prati e Piazza di Spagna
Che ne direste di vivere in un appartamento di lusso con vista su Piazza di Spagna? Molti vip italiani hanno proprio questa fortuna.

In Via Cola di Rienzo, una delle principali vie commerciali della capitale, si trova la casa di Antonella Clerici, mentre nella bellissima Piazza di Spagna, si trova la casa dello stilista Valentino, anche quartiere generale e sede della direzione creativa della omonima casa di moda.

Attici di lusso: grattacieli immersi nel verde all’Eur

Il primo grattacielo realizzato a Roma è l’Eurosky Tower. Qui, nell’agio e nel lusso sfrenato, risiedono vip, calciatori e imprenditori italiani.

L’Eur è sicuramente uno dei quartieri più belli di Roma Sud. Dove abita Totti? In un super-attico all’interno dello Eurosky Tower, il primo grattacielo realizzato nella Capitale, alto 120 metri e con 27 piani di altezza.

Il “Pupone” vive assieme alla bellissima moglie Ilary Blasi e i loro 3 figli, e condivide il “palazzo” con altri vip e imprenditori romani. La casa è principesca e all’avanguardia, tutto è automatizzato e gestibile in modalità touch, oltre che ecosostenibile: è infatti servita da pannelli fotovoltaici e da una tecnologia che permette di riutilizzare l’acqua piovana per l’innaffiamento delle fioriere.

I vip che vivono a Roma non si fanno mancare nulla: dispongono di giardini pensili, un parco a 100 metri di altezza, un’area fitness e spa, oltre che una sala cinema con megaschermo e poltrone reclinabili.

La Tesla per pochi, non per tutti : una Roadster da 1,3 milioni di euro

La Tesla per pochi, non per tutti : una Roadster da 1,3 milioni di euro

Di: Roberto Luongo

L’auto che si produce a Palo Alto è l’ultima dei 2.500 esemplari prodotti. Il prezzo; non per tutte le tasche 3,3 milioni di euro
In tanti investono sulle auto d’epoca perché sanno che il loro valore potrà aumentare con il passare degli anni. Ma qui siamo di fronte ad un vero affare: per i proprietari almeno, forse per gli acquirenti non tanto.
Su un sito di annunci statunitense, infatti, è comparsa una Tesla Roadster ad una cifra da capogiro: 1,3 milioni di euro (o per essere precisi, 1,39 milioni di franchi svizzeri). Una somma niente male per la prima creatura di Elon Musk, la cui discendente complice la “follia” di voler usare dei razzi promette prestazioni a dir poco assurde: 0-100 in 1,1 secondi.
L’auto è tutta originale (e ci mancherebbe) ed è l’ultima delle 2.500 Roadster che la Casa di Palo Alto produsse tra il 2008 e il 2011. Ha sicuramente un valore storico non indifferente, visto che oltre al numero di telaio 2.500 è anche una degna rappresentante del primo modello Tesla che, adottando batterie agli ioni di litio, ha lanciato definitivamente questa tecnologia nel mondo delle vetture a batteria.
Anche noi nei mesi scorsi, per verificare lo stato di usura di una batteria dopo 10 anni di utilizzo, abbiamo usato proprio un esemplare del primo modello di Elon Musk.
La più grande peculiarità dell’auto in vendita però è che non ha percorso neanche un km. È stata conservata in condizioni perfette, con le gomme appoggiate su speciali supporti per evitare che si deformassero e con la batteria tenuta costantemente ad un livello di carica ottimale. Ha anche ancora la copertura originale del volante e dei freni.
In passato un’altra Tesla Roadster fu messa in vendita per una cifra simile. I proprietari spacciarono per prototipo l’esemplare con numero di telaio 32, asserendo che fosse ancora di pre-produzione. Fu messo online nel 2016 a 1 milioni di euro ma non si sa se sia andato effettivamente venduto.
Casi speciali a parte, la Tesla Roadster in realtà non ha ancora raggiunto cifre da capogiro. In circolazione ce ne sono ancora almeno 2.000 e il prezzo medio si aggira tra i 50.000 e i 70.000 dollari (40-60.000 euro).
Queste le caratteristiche tecniche dell’auto:
• Lunghezza: 3,95 metri
• Larghezza: 1,87 metri
• Altezza: 1,13 metri
• Passo: 2,35 metri
• Peso: 1.237 kg
• Batteria:53 kWh
• Autonomia: 393 km
• Potenza max: 215 kW
• Coppia max: 380 Nm
• Velocità max: 201 km/h
• 0-100: 3″9
• Cx: 0,36
• Prezzo di vendita da nuova: 109.000 dollari

La rete non ha apprezzato
Insomma, tornando alla Tesla n. 2500 pare proprio che i proprietari ci abbiamo provato, sperando nel colpaccio. Ma la rete non ha tardato a commentare.
Tra gli interventi più esilaranti quello di un utente che ha scritto: “Al mondo c’è solo una Tesla Roadster che può valere 1,5 milioni di dollari. Peccato che quella Tesla Roadster abbia lasciato questo mondo e fluttui nello spazio a milioni di km di distanza”. In effetti, non osiamo immaginare quanto potrebbe valere se fosse riportata sulla Terra.